HARRY POTTER 5 ANNI DOPO CONTRO GLI ULTIMI CASI EDITORIALI
Mentre al momento, sulle testate di tutto il mondo, imperversa il tormentone su quel ciofecone terrificante che dev’essere ‘50 sfumature di grigio’, e ovunque le proverbiali ‘casalinghe di Voghera’ (mi scusino quelle autentiche, ma si sa che è ormai un modo di dire per inquadrare un certo tipo di lettrice) corrono a comprarselo per vedere quant’è ‘secsi’ e scandaloooossssa questa patetica fyccina di Twilight scritta, oltretutto, in uno stile assolutamente dilettantesco (per riferimenti potete leggere la rece di Severgnini), qual è invece lo stato di salute della saga di Harry Potter, a ben cinque anni di distanza dalla sua conclusione?
La testata The Star ha dedicato al tema un articolo interessante. Due sono i punti che mi sembrano più illuminanti: il primo è che Suzanne Collins, l’autrice della trilogia Hunger Games che ha imperversato lo scorso anno, ha venduto 9 milioni e 200 mila copie. Nello stesso anno, i libri di Harry Potter hanno continuato a vendere l’invidiabile cifra di 2 milioni e mezzo di copie, anche se con l’aiuto della scia dell’ultimo film (ma il traino del film vale comunque anche per Hunger Games).
Il secondo dato interessante viene dalle cifre fornite dalla Toronto Public Library. Questa biblioteca, all’epoca della pubblicazione dei Doni della Morte, acquistò più di 600 copie. Ora, cinque anni più tardi, solo 285 di queste sono sopravvissute ai vari passaggi di mano e all’usura degli utenti. Si stima che il titolo sia stato richiesto più di 35.000 volte, e il dato si riferisce solo all’edizione in copertina rigida, escluse quindi le altre versioni. Attualmente, ci sono ben 44 persone in lista d’attesa per il prestito di una copia. Se qualche bibliotecario nostrano stesse leggendo quest articolo, sarebbe interessante conoscere anche qualche dato italico…
Ebbene, il tempo è galantuomo: quando fra cinque anni si tireranno le somme sul festival-del-cliché-ritrito-Hunger Games e su 50 sfumature di noia sbadigliosa, anche il grande pubblico si accorgerà della differenza che passa fra scrivere un semplice caso editoriale e un classico senza tempo.
Sempre se non sarà troppo impegnato a leggere il prossimo prodotto sensazionalistico fabbricato dal marketing, s’intende.