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MARINA LENTI

Dal 2009, curiosità e approfondimenti sul mondo di Harry Potter e sul genere Fantastico

J.K. ROWLING E UN CERTO TIPO DI CRITICA

Il Guardian pubblica oggi un lungo articolo in cui anticipa dettagli su The Casual Vacancy, più una videointervista alla Rowling, della durata di oltre nove minuti, che potete vedere qui a fondo post.

Ma non è del contenuto di questo che voglio parlare (mi riservo di parlare del libro una volta che l’avrò letto), bensì dei commenti dei lettori. O meglio, del commento di un utente che si firma Papercastle e che, secondo me, è un frustrato da manuale: in breve uno di quelli per cui gli altri dovrebbero sempre fare di più e meglio. Chissà invece cosa fa lui di straordinario nella sua vita, a favore della società, per ergersi a profeta…

Prima accusa la Rowling di aver rubato il marito a un’altra, e questo è falso, perché Neil Murray era già in fase di separazione quando i due si sono conosciuti. Oltretutto, la prima moglie non si è mai lamentata e, anzi, ha ‘benedetto’ le nozze, per così dire, mentre nel frattempo anche lei si era rifatta una vita. Murray ha spiegato che, semplicemente, si sono sposati troppo giovani e lo hanno capito dopo, rimanendo però in termini amichevoli. Quindi, prima fesseria epica e prima regola da imparare: se si muove una critica, che almeno sia sostanziata da prove, e non da gossip stile Novella 2000.

Poi la accusa di dilapidare un sacco di soldi per la casetta-giocattolo dei figli, notizia cui la stampa ha dato ampio risalto negli ultimi mesi, quando a Edimburgo ci sono un sacco di senzatetto. Ora, io non sono una che, siccome ama Harry Potter, ritiene che quello che faccia la Rowling sia tutto buono e giusto: per esempio ho sempre criticato il suo odioso sentimento antiamericano, che è poi tipicamente british, oppure la decisione di mantenere un cast interamente britannico, scelta che per me sconfina addirittura nel razzismo. O ancora, le ridicole misure di sicurezza che ha permesso fossero istituiti attorno ai suoi ultimi romanzi, nuovo compreso. Ma da qui a farle le pulci su come cavolo spende i suoi soldi perché il resto del mondo muore di fame… Ma dico, ma il giorno che han distribuito i cervelli dov’era questo tizio? Non è certo compito di un singolo scrittore salvare il mondo (perché invece non scrive una bella lettera ai governi responsabili di certe vergogne?) e fra l’altro ritengo che, quanto a beneficenza, la Rowling abbia fatto e continui a fare una cospicua parte.

Non va personalmente alla Caritas a distribuire i pasti, ma le basta vergare un libricino di disegni e metterlo all’asta? Ebbene, dove sta scritto che la beneficenza si debba fare solo in un modo? C’è chi dona tempo, chi dona soldi, chi dona fama per ottenere soldi da donare. Ognuno fa quello che può e che vuole, l’importante è che il beneficio, sotto qualsiasi forma, arrivi a destinazione. Dopodiché, come spende il resto dei suoi soldi non è affare che debba riguardare nessuno tranne la diretta interessata. E che siano casette per bambini o montagne di Cioccorane non mi interessa, se li è guadagnati e meritati, ha dunque il diritto di farne ciò che vuole senza che nessuno le sfracelli le scatole.

Mi domando poi quali miliardi di sterline o quale monte ore settimanale questo Papercastle (noto fra l’altro che nomen est omen) abbia donato in beneficenza. Sarebbe interessante chiederglielo, ma un botta e risposta con un mononeuronico sarebbe solo uno spreco di tempo e di banda e la ragione per cui ne ho tratto un post è per evidenziare come il pubblico sia pieno di questi biliosi inutili e saccenti. Ce ne sono molti anche nel pubblico fantasy italiano: magari non se la prendono con la faccenda della beneficenza o dei mariti sedicentemente rubati, perché in fondo nessun autore italiano è assurto ai livelli della Rowling e dunque può essere così influente, ma ciononostante trovano il modo di criticare in mille altri stupidi modi.

Perché alla fine, la creatività, e a maggior ragione la creatività seguita da successo, provoca sempre invidia in chi non ne ha un briciolo. O meglio, in chi non ne sa trovare un briciolo in sé, visto che sono personalmente convinta che ognuno abbia un guizzo di creatività in qualche campo. Basterebbe guardarsi dentro e rivoltarsi le maniche per scoprirla e metterla a profitto, lasciando che gli altri gestiscano a piacere la propria. Ma siccome questo costa molta più fatica che aprire la bocca per darle fiato e vomitare una serie di micidiali baggianate all’indirizzo di un altro, ecco che il prezioso tempo che Papercastle avrebbe potuto donare alla Caritas per supplire alle ignobili manchevolezze della Rowling, viene dilapidato in flame su Internet.

Che dire, spero che l’autrice ricavi da questo cialtrone epico un personaggio del suo prossimo romanzo: dopotutto è fuor di dubbio che gente come questa costituisca davvero un archetipo dell’umanità. Purtroppo.

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